Il Canal Grande di Venezia

"La più bella strada del mondo". La definizione, mille volte ripetuta, è del tutto inadeguata di fronte a ciò che è stato, per Venezia, il Canal Grande: “corso” prestigiosissimo al quale si affaccia una sfilata quasi ininterrotta di palazzi, teatro di splendide coloratissime feste, di esecuzioni capitali, dimora di grandi casate e centro pulsante di vita popolare, porto commerciale e inesauribile richiamo per principi, imperatori, re e regine ma anche per artisti, poeti, scrittori, musicisti di tutto il mondo. Per più di mille anni, un caleidoscopio di vicende pubbliche e private, di persone, di idee.

Canal Grande di Venezia
Veduta del Canal Grande - Ponte di Rialto

Il progetto canalgrandevenezia.it propone una raccolta di queste tracce, uno studio dedicato alla ricerca e alla catalogazione di immagini, descrizioni e ritratti che il tempo e la storia hanno impresso sulle facciate dei palazzi lungo il Canal Grande di Venezia, le quali hanno acceso la fantasia, l'ispirazione, l'arte e l'ingegno di molti. Benché coscienti di non aver saputo, o potuto, preservare tutti gli aspetti di una stratificazione storica così vasta in un presente altrettanto complesso, resta la speranza di aver dato un piccolo contributo alla valorizzazione del patrimonio artistico di Venezia, indiscutibile bene universale.



Ex Convento di Santa Chiara La chiesa di Santa Chiara era un edificio religioso di Venezia.
Sorgeva nel sestiere di Santa Croce, rivolta al primissimo tratto del Canal Grande. Attualmente la zona rappresenta l'estremità nordorientale di Piazzale Roma.
L'isola su cui sorse Santa Chiara fu donata nel 1236 da Giovanni Badoer a una tale Costanza perché vi edificasse un monastero. Venne così a svilupparsi una comunità di suore di San Damiano (come erano in origine dette le francescane) con una chiesa intitolata a Santa Maria Mater Dei, la quale venne poco dopo dedicata, per ovvi motivi, a Santa Chiara.
Distrutta da un incendio nel 1574, venne prontamente ricostruita e consacrata nel 1620.
Chiesa e convento furono chiusi nel 1806 durante la dominazione napoleonica e le monache vennero trasferite a Santa Croce. Degli edifici, ridotti poi ad ospedale militare, resta solo il monastero, attualmente sede della questura.
Dopo la ricostruzione, la chiesa contava cinque altari e notevoli opere di Antonio Vassilacchi, Palma il Giovane e Giovanni Battista Lorenzetti. Un polittico di Paolo Veneziano, già collocato nel monastero, è ora esposto alle Gallerie dell'Accademia.
Poco distante si trovava l'antico convento di Santa Chiara, di cui si conservano alcuni stralci che hanno ospitato l'omonimo albergo. Per i fedeli l'edificio racchiude un'aura mistica, in quanto si narra che nel lontano 1262 un pellegrino consegnò alle monache un cofanetto ed un anello da custodire, fino al momento in cui non sarebbe arrivata un'altra persona a contestare la proprietà dello stesso. Per 300 anni non si presentò nessuno e, aprendo la scatola, le monache vi trovarono un chiodo, probabilmente appartenuto alla croce di Cristo e recuperato dal re di Francia Luigi IX poi caduto in crociata. Per altri 300 anni il chiodo fu custodito all'interno del monastero, per poi essere trasferito nella Chiesa di San Pantalon.