Ca' Da Mosto
Per tale motivo questo palazzo nacque proprio vicinissimo a Rialto, dove stavano nascendo quasi tutti i primi edifici veneziani e naturalmente venne eretto nello stile del tempo cioè quello noto come veneto-bizantino. E proprio di questo stile Ca’ Da Mosto rappresenta uno dei pochi esempi rimasti intatti (benché in parte rimaneggiata) soprattutto per la cosiddetta “curia”, ossia l’accesso con porticato che rendeva più agevole il carico e lo scarico delle merci, per il lungo loggiato sovrastante e le patere scolpite con immagini zoomorfe e vegetali riprese dagli ex voto che venivano posti usualmente sui muri delle chiese bizantine e da motivi importati direttamente da Costantinopoli. Questo tipo di decorazione scultorea è davvero unica a Venezia, preziosa e ricercata non solo nelle patere ma anche nelle croci, negli stemmi, nelle formelle e nei fregi che abbelliscono la loggia del primo piano: di pregevole fattura, in particolare, appare tutto il bestiario che originariamente era policromo e che svetta ai lati del Cristo benedicente. Un tempo, laterali alla facciata, vi erano due torri, dette torreselle, che in epoche successive furono eliminate per poter innalzare il fabbricato di due nuovi piani sopra il piano nobile a livello del quale, anticamente, l’edificio terminava.
I viaggiatori romantici del XIX secolo, alla ricerca di un incorrotto spirito medievale, ammiravano moltissimo Ca’ Da Mosto, primo fra tutti John Ruskin, che lo giudicava il più originale e vigoroso fra tutti i palazzi veneziani del Duecento. Una lapide ricorda che questa fu la dimora di celebri navigatori e qui nacque il più famoso tra essi, Alvise Da Mosto (1432-1488) che, al servizio di Enrico il Navigatore Re del Portogallo, scoprì parecchie terre fra le quali le isole del Capo Verde, esplorò le Canarie e gran parte dell’Africa occidentale, lasciando poi importanti e acute relazioni dei suoi viaggi. Quando nel 1463 rientrò a Venezia, gli fu dato l’incarico di comandare la flotta adibita al commercio con l’Egitto.
Dal ’500 al ’700 il palazzo fu trasformato nel più lussuoso e rinomato albergo della città, all’insegna del “Leon Bianco”. Fra i personaggi illustri che vi alloggiarono, ci furono anche l’imperatore Giuseppe II ed i principi ereditari di Russia, Paolo e consorte, con tutto il loro seguito, per i quali, benché in visita privata sotto il nome di conti del Nord, la Serenissima organizzò delle feste memorabili.