Casina delle Rose
In incisioni ottocentesche già si poteva vedere in questa zona una piccola e bassa casetta, proprio al limitar del Canal Grande, quella che era il laboratorio canoviano, nelle cui stanze più di una statua era stata modellata. Ancora pochi decenni e, alla fine dell’Ottocento, la celebre Casetta Rossa (dal colore dell’intonaco esterno) era già stata costruita nelle forme e nello spazio che noi oggi possiamo vedere, leggermente più arretrata dello scomparso studio canoviano, allo scopo di creare sul davanti un gradevole giardino.
La casetta, che è proprio tale, piccola, bassa, era stata costruita dall’architetto Domenico Rupolo per conto del principe austriaco Fritz Hohenlohe-Waldenburg e della moglie Zina che qui abitarono fino allo scoppio della Grande Guerra quando, per ovvi motivi, furono costretti a riparare in Svizzera.
La casetta, vero cenacolo del bel mondo del tempo, era abitualmente frequentata da artisti, letterati, politici e uomini di cultura, tra i quali il barone Giorgio Franchetti, il conte Giuseppe Primoli, il pittore Mariano Fortuny y Madrazo, il poeta Henri De Regnier, Rainer Maria Rilke, Hugo von Hofmannsthal, Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio. Proprio quest’ultimo vi abitò con la figlia, dopo l’espatrio degli Hohen- lohe-Waldenburg, negli anni della prima guerra mondiale e qui, nel 1916, scrisse il Notturno. Il poeta lasciò l’abitazione nel 1918, non dopo aver piantato a imperituro ricordo un melograno, pianta che lui amava moltissimo e che è spesso presente nei suoi romanzi, che ancora si può veder fiorire e fruttificare nel piccolo e curatissimo giardino affacciato sul Canal Grande.