Palazzo Calbo Crotta
Lo storico Villani racconta questo aneddoto: nel 1321 Dante Alighieri, poco prima della sua morte, arrivò a Venezia per una ambasceria, soggiornando in questo palazzo, e fu «invitato dal doge a desinar in tempo di pesce». C’erano oratori che lo precedevano in importanza, ed essi avevano grossi pesci nei piatti, ma a Dante furono portati solo pesci piccoli. Egli ne prese uno e se lo portò all’orecchio. Il doge gli domandò allora cosa ciò significasse. Dante rispose che essendo suo padre morto in quei mari, domandava al pesce novelle di lui. «II doge chiese: “Beh, che ve dise?” “Dice - rispose il poeta - che lui e i suoi compagni sono troppo giovani e piccoli e non sanno, ma che qui ce ne sono di grandi e vecchi che mi sapranno dar notizia”». Il doge rise e gli fece portare un pesce più grande.
I Soranzo, che lo edificarono, oggi estinti nella linea maschile, appartennero al gruppo delle famiglie più antiche ammesse nel Consiglio fin dal 747. Furono anch’essi grandissimi patrizi-mercanti e abbiamo notizia che già nel 1338 un Soranzo, con altri nobili, lasciava la Cina diretto a Delhi.
I Crotta che acquistarono il palazzo dai Soranzo agli inizi del ’700, erano patrizi «per soldo», avendo sborsato i richiesti 100.000 ducati nel 1649. Di origine milanese, essi possedevano grandi interessi nelle miniere di rame del bellunese. Tuttavia pochi anni dopo la loro ammissione alla nobiltà, Giuseppe fu condannato per aver ucciso il fratello Antonio. Egli era già fuggito, sottraendosi al castigo, ma tutti i suoi beni vennero confiscati a favore della famiglia dell’ucciso. Ciò non spaventò Giuseppe: approfittando del fatto che la cognata era andata in una sua casa di campagna, di notte, accompagnato dai suoi bravi, irruppe nelle stanze della donna e sotto minaccia la costrinse a firmare la restituzione di tutti i beni, alla presenza di un compiacente notaio ch’egli s’era portato appresso. Ma Venezia annullò quell’atto e bandì Giuseppe per sempre. I Calbo vennero a Venezia nell’891 e diedero alla Repubblica illustri uomini d’arme. Un Giovanni Marco, morto poi nel 1727, sposò Lucrezia Crotta e, per disposizione testamentaria dello zio materno, ereditò il palazzo e aggiunse al proprio il cognome di Crotta. Per questo palazzo il Tiepolo aveva dipinto una grande tela con i santi della famiglia Calbo Crotta che ora si trova nella Pinacoteca di Francoforte. L’edificio oggi ospita un albergo.