Palazzo Michiel delle Colonne
I Michiel appartennero al gruppo delle sedici famiglie "tribunizie" che nel 697 elessero il proprio doge, e sono menzionati in documenti ufficiali anteriori all’anno 800. Furono così importanti che nel giro di mezzo secolo ebbero tre dogi. Vitale (1096- 1102) concorse alla prima crociata di Pietro l’Eremita in Terra Santa. Il comando dell’impresa fu affidato al figlio Giovanni il quale seppe così ben condurla che Venezia ne ricavò benefici immensi, sia immediati sia per il futuro. Non si conoscono i motivi per i quali Vitale fu trucidato.
Seguì Domenico (1118-1129), figlio di Giovanni, il quale alle pressanti richieste di aiuto lanciategli da Baldovino II re di Gerusalemme, memore dei vantaggi ottenuti dal padre, allestì d’urgenza una flotta armata di 200 navi e, presone il comando, riuscì a distruggere la squadra mussulmana che rappresentava un gran pericolo per i crociati. Nel 1224, dopo due anni di permanenza in Palestina, prese parte alla conquista di Tiro, eliminandone la minaccia. Curioso è il fatto che, mentre si protraeva l’assedio a Tiro, corse voce che la flotta di San Marco, cui spettava il compito di impedire ogni comunicazione dal mare, non muovesse un dito per aiutare i crociati che assediavano da terra la città fortificata, non solo, ma che fosse in procinto di abbandonare l’impresa. I veneziani ben sapevano quanto la loro potenza fosse invidiata e se la prendevano con filosofia. Ma il doge se ne dispiacque e diede ordine di togliere le vele, i remi e i timoni alle 200 navi, in modo da immobilizzarle senza scampo, e di portare il tutto al campo dei crociati i quali, rassicurati, gli chiesero scusa per aver dubitato della sua lealtà. Tiro cadde qualche settimana dopo questo episodio. Dopo aver assicurato alla Repubblica formidabili vantaggi materiali e commerciali, il doge Michiel si accinse al ritorno, ma ricordando che c’era in sospeso un vecchio conto da liquidare con Bisanzio, saccheggiò parecchie isole dell’Egeo e fra il bottino portò pure le colonne che da allora adornano Piazzetta San Marco. Egli fu uno dei più famosi dogi. A lui i crociati offrirono il trono di Gerusalemme, che egli rifiutò; anzi, nel 1129 depose le insegne del potere ritirandosi a vita privata.
Vitale II (1156-1172) fu degno dei suoi avi ma sfortunato. Benché di indole pacifica, fu costretto a prendere le armi contro Bisanzio, il cui Basileus, Manuele I Comneno, aveva ordinato l’arresto di tutti i veneziani residenti nel suo regno e la confisca dei loro beni. Purtroppo un’epidemia infierì sull’armata della Serenissima che, decimata, fu costretta a riprendere la via del ritorno. Il risentimento per tale fallimento fu così vivo in Venezia che il popolo finì per scatenarsi contro l’infelice Vitale il quale fu ucciso mentre si recava alla chiesa di San Zaccaria. Nel secolo scorso i Michiel raccolsero le eredità cospicue di importanti rami delle famiglie Zane, Barbarigo, Corner e Sagredo, ma la loro discendenza maschile si è estinta di recente. Durante il XIX secolo il palazzo, per varie traversie ereditarie, passò prima ai Martinengo e poi ai Donà delle Rose; attualmente ospita la sede dell’Ufficio del Registro.