Edificio gotico deve la specificazione “del Brusà” si deve al devastante incendio, appiccato per la grave incuria di una fantesca, che nel 1774 lo distrusse quasi completamente. Venne ricostruito tre anni dopo, anche grazie a finanziamenti della Signoria elargiti per le pubbliche benemerenze di questa famiglia (nell’atrio resta la seguente iscrizione: quos ignis consumpsit patria mementa majorum nepotibus patrios lares restituit s.e. vidus ianuarij 1777, riutilizzando le poche parti sopravvissute, tra le quali, in facciata, le belle finestre gotiche del XV secolo, di forma archiacuta e molto allungate. Il prospetto sul Canal Grande si presenta perfettamente simmetrico, con due rive d’acqua ai due estremi dell’edificio realizzati in forma di serliana, al primo piano nobile una bellissima quadrifora con due coppie di monofore per parte, al secondo piano nobile un’altra quadrifora con altre due coppie di monofore e, infine, un mezzanino sottotetto. Tutte le aperture dei due piani nobili presentano balconi aggettanti e il tipico fiorone gotico sulla cuspide dell’arco. Gli interni conservano ancora ricchi ambienti decorati a stucco e a fresco, realizzati in gran parte da Jacopo Guarana.
L’antica e nobile famiglia dei Michiel diede tre dogi alla repubblica, due dei quali Domenico (1118-29) e Vitale II (1156-72), furono costretti ad abdicare l’uno e trucidato l’altro, durante violente rivolte di popolo. Diede anche molti ecclesiastici e soprattutto può annoverare una sua figlia, Anna Michiel, del XII secolo, sposata in Giustinian, fondatrice di un monastero per pie donne nell’isola di Ammiana e successivamente beatificata e un altro suo figlio Marcantonio Michiel, gesuita dal 1404, che dedicò tutta la sua vita alla preghiera, anch’esso poi beatificato.