Palazzo Civran
Più di un critico d’arte, sia recente che del lontano passato, ha attribuito poi una più consistente ristrutturazione a Giorgio Massari, ma studi recenti e approfonditi hanno confutato questa affermazione, confermando, al massimo, una partecipazione poco più che marginale e limitata a qualche piccolo restauro del grande architetto vissuto a cavallo tra Sei e Settecento.
Interessante per la sicura impostazione della facciata che si eleva su un alto basamento a bugnato, al centro del quale si apre il grande portale d’acqua concluso da arco a tutto sesto, con testa antropomorfa in chiave, un primo piano nobile percorso da un poggiolo continuo sul quale si affacciano la finestra centrale centinata, con testa marmorea in chiave d’arco, e quelle laterali, con frontoncini uniti da fascia marmorea. Il secondo piano presenta, invece, cinque monofore tutte uguali, con piccoli balconcini singoli, con timpani triangolari; poco sopra corre la linea del cornicione con un abbaino. Il palazzo, a fronte di una facciata estremamente lineare e precisa, presenta invece una pianta interna veramente inconsueta, quasi si trattasse di edificio non ultimato. Scarsissimi i decori originali rimasti, mentre risalgono ai primi decenni del Novecento quelle scene affrescate con paggi e cavalieri, di ispirazione quattrocentesca, che danno lustro al piano nobile, ma che la sensibilità verso l’opera d’arte oggi corrente vorrebbe trovassero altra sede.
Oggi l’edificio è di proprietà dello Stato e ospita gli uffici della Guardia di Finanza.
Famiglia illustre e antichissima, i Civran presero parte all’elezione del primo doge nel 697. Pare che provenissero da Cervia, sulla costa della Romagna, ma su questo non si hanno certezze. Lungo tutto il corso dei secoli diedero a Venezia molti valentissimi capitani che compirono grandi gesta tra i quali ci piace citare Pietro Civran che nel 1345 sottomise Zara in Dalmazia, Andrea Civran che, tra il 1513 e il 1528, si distinse in molte imprese belliche e Antonio Civran che nel Seicento debellò definitivamente il pericolo della pirateria uscocca nell’Adriatico e che per questo venne nominato provveditore generale, cioè ammiraglio.