Palazzo Bembo
Pietro Bembo si impose nell’ambiente letterario italiano come maestro del classicismo volgare che egli espresse più compiutamente negli Asolani, dialoghi d’amore ambientati nella reggia-villa della regina Caterina Corner. Pur essendo un ecclesiastico, in realtà egli visse sentimenti estremamente “terreni” innamorandosi di una donna che non potè sposare per non perdere i benefici del suo status di cardinale, con la quale, però, convisse coniugalmente.
Il ramo di San Salvador, cui apparteneva l’edificio fin dal Trecento, è spesso menzionato in un anonimo codice marciano intitolato Casi infelici, fini e morte di nobili Veneti vi sono citati Lorenzo Bembo, impiccato nel 1585 per appropriazione indebita, Francesco Bembo, decapitato nel 1599 per spionaggio e un altro Pietro (non il cardinale) che fu arrestato per le estorsioni commesse quando era provveditore a Santa Maura in Dalmazia. Questa linea della famiglia ha presentato, inoltre, casi di tare genetiche piuttosto frequenti con più di un membro zoppo, gobbo, gracile e dalla salute cagionevole; ciò era dovuto all’usanza, piuttosto diffusa al tempo, di matrimoni fra consanguinei con possibili gravi ripercussioni sulla salute della prole.
Nel Quattrocento l’edificio che oggi vediamo fu totalmente ricostruito e precedenti costruzioni bizantine, risalenti all’XI secolo, furono inglobate (la stupenda cornice a foglie d’acanto, che funge da marcapiano sotto il primo piano nobile e l’elemento di chiusura in pietra dell’angolo destro rimangono a testimonianza di ciò); durante il XVII secolo, inoltre, furono eseguiti importanti restauri che hanno dato alla dimora dei Bembo l’aspetto attuale. La facciata è racchiusa fra colonnine a spirale e conci a sega e sviluppa il suo volume più orizzontalmente che verticalmente, presentando uno schema speculare che fa convergere le due pentafore centrali verso un asse mediano verticale; il poggiolo continuo che unisce le polifore fu aggiunto solo successivamente (come anche l’ultimo piano) e questo ci fa ben comprendere che l’edificio è la risultante di un’operazione di unificazione di due case patrizie. C’è da dire che l’accorpamento è ben riuscito, in quanto la rossa facciata risulta armoniosa e ben equilibrata, “scolpita” da una serie di ampie aperture tra le quali, quelle del primo piano nobile, spiccano per gli archi inflessi e le monofore laterali molto elaborate, di maggiori dimensioni rispetto a quelle del secondo piano nobile e racchiuse fra esili colonnine dagli aggraziati capitelli. Su tutte le finestre vi è il classico fiore gotico e due belle nicchie in pietra d’Istria che contribuiscono a dare un delicato rilievo chiaroscurale all’insieme. Attualmente il palazzo è diviso in diversi appartamenti molti dei quali sono adibiti ad uffici.