Palazzo Querini Benzon
Era la nobildonna Marina Querini Benzon (1757-1839), quella alta e robusta signora che aveva scandalizzato Venezia ballando seminuda in piazza San Marco attorno all’albero della libertà, all’indomani della caduta della Repubblica, nel 1797. Era in buona compagnia allora, ballò nientemeno che col poeta Ugo Foscolo e sarà in buona compagnia anche dopo poiché tra le mura di questo semplice palazzo settecentesco che s’affaccia sul Canal Grande, intrattenne uno dei più rinomati salotti letterari che Venezia abbia avuto; ospiti illustri non mancavano mai e tra i molti, tanto per fare dei nomi, Antonio Canova, Ippolito Pindemonte, Thomas Moore, George Byron, Francois René Chateaubriand e Stendhal il quale scrisse, a proposito della dimora Querini Benzon, che era una delle case più divertenti di Venezia e che i più brillanti salotti di Parigi, al paragone, erano stupidi e aridi. Quando Byron la conobbe, nel 1828, e ne apprezzò le doti estrose e brillanti, essa era già una pingue dama ultrasessantenne.
Del palazzo poco c’è da dire. Venne edificato nella prima metà del Settecento su di un’area in precedenza occupata da una vecchia e fatiscente struttura. Presenta in facciata una semplice quanto elegante quadrifora ad archi a tutto sesto, con bel balcone in forte aggetto ai lati della quale stanno due coppie di monofore con balconcino. Al piano superiore è evidente un’analoga distribuzione dei fori con la differenza di una loro minor dimensione. In asse con la quadrifora, al piano terreno, si apre l’ampio portale d’acqua scalinato, mentre, sopra il cornicione, al centro, insiste una terrazza balaustrata.
La famiglia Benzon era di antichissima origine e pare possa annoverare tra i suoi membri anche due santi, San Venturino e San Benzone, vissuti attorno al 120. Più certo è che fu tra le fondatrici della città di Crema, nel 951 e che uno dei suoi membri, Giorgio Benzon, venne ascritto nel 1407 alla nobiltà veneziana, per diventare pochi anni dopo condottiero delle truppe veneziane.