Palazzo Grassi
Di origine antica, la famiglia bolognese dei Grassi si trasferì a Chioggia nel 1230, indi a Venezia dove venne ammessa a pieno titolo del patriziato veneto il primo giugno del 1718, grazie alla donazione di una cospicua somma alla Repubblica che, proprio in quegli anni, si trovava a sostenere un enorme impegno economico derivante sia dalla recente conquista del Peloponneso (Grecia) ad opera di Francesco Morosini, sia dalle continue e interminabili guerre coi turchi. Per reperire nuovi e urgenti fondi, dunque, venne deciso di acquisire al patriziato le famiglie borghesi che avessero rimpinguato con laute somme l’erario della Serenissima.
Fra queste famiglie, quella dei Grassi rispose senza dubbio con grande generosità, contribuendo, si dice, con ben 60.000 ducati. Il nuovo ruolo sociale, acquisito a così caro prezzo, portò con sé la primaria esigenza di trovare una dimora che fosse all’altezza del prestigio di cui ormai questa casata godeva. Nel 1732, i fratelli Zuanne e Angelo Grassi, acquistarono dai fratelli Trivellini alcune costruzioni poste tra il Canal Grande, il campo San Samuele e la calle retrostante: tra queste case, vi era un grazioso palazzetto prospettante sul Canal Grande nel quale, peraltro, la famiglia decise subito di stabilirsi. Ma questa sistemazione “provvisoria” non era di certo adeguata all’esigenza di visibilità e di ostentazione di ricchezza e potenza, molto sentita dai membri di questa famiglia, che, sebbene molto ricca, lasciò ben poche tracce della propria presenza nei massimi organi istituzionali e di governo. Era dunque necessario affermare il proprio status con la costruzione di un palazzo monumentale che comunicasse immediatamente un’idea di grande potere e ricchezza, e nella ossessione di realizzare questo progetto i Grassi profusero enormi capitali ed energie.
Nel 1736 ampliarono la loro proprietà acquistando una adiacente e grande casa appartenuta alla famiglia Michiel. Fra il 1738 e il 1745, vennero acquisite numerose proprietà circostanti, fra le quali l’edificio a due piani destinato da Faustina Michiel ad ospizio per povere vedove e alcune case nella vicina calle Ca’ Lin. Tutto era pronto, a questo punto, per dare avvio alla costruzione del grande palazzo, il cui progetto, come la letteratura artistica ci tramanda, fu probabilmente affidato al grande architetto Giorgio Massari, allievo di Baldassarre Longhena e già autore di Palazzo Rezzonico, posto proprio di fronte all’erigenda costruzione dei Grassi. Il famoso architetto, però, morì nel 1766 senza aver concluso i lavori. L’edificio in stile neoclassico di forma trapezoidale con la base maggiore sul Canal Grande, era, secondo qualcuno, già anacronistico prima ancora di essere eretto. Questo che, cronologicamente, è l’ultimo dei grandi palazzi veneziani, appare tanto solenne e imponente all’esterno quanto vivace ed elegante all’interno. Sul soffitto dello scalone Fabio Canal dipinse La gloria della famiglia Grassi. Le stanze sono disposte tutte intorno al cortile centrale colonnato che, all’altezza del primo piano, ha un bel loggiato. La facciata, interamente rivestita in pietra d’Istria, è tripartita, con finestre lineari molto semplici che, al centro, appaiono più raggruppate, come nei tipici palazzi veneziani; subito sopra al piano terra si elevano due piani nobili, le cui finestre si differenziano nella forma: al primo piano esse sono a tutto sesto, mentre, al secondo, sono rettangolari con timpano curvilineo o triangolare. Le finestre sono scandite da lesene lisce coronate da capitelli ionici e corinzi. Sopra i due piani nobili si erge il sottotetto. Il prospetto è completato da una fascia con cornicione mensolato.
I lavori continuarono almeno fino alla morte di Paolo Grassi, uno dei figli del primo committente, avvenuta nel 1772. La famiglia Grassi si estinse intorno al 1830, e da allora il palazzo è passato molte volte di mano: una prima volta fu venduto per 140.000 lire austriache ad una società che subito lo rivendette ad un famoso cantante lirico per 180.000 lire. Dopodiché il palazzo fu ancora venduto e divenne l’albergo con stabilimento bagni Degli Antoni (a tale scopo veniva usata l’acqua prelevata dal Canal Grande). Nella seconda metà del Novecento, il palazzo venne venduto alla SIV (Società Immobiliare Veneta), che vi stabilì la sede del Centro Internazionale delle arti e del costume, su progetto del suo presidente Paolo Marinotti. In previsione delle attività culturali che vi si sarebbero svolte, il palazzo fu restaurato e trasformato: le sale furono rese più adatte ad ospitare mostre, convegni e uffici e il cortile interno venne ricoperto da un velario in vetro di Murano. Negli spazi del giardino fu realizzato perfino un teatro per seicento persone progettato dall’ingegnere Giovanni Sicher.
Nel 1978 venne fondato, per iniziativa di un gruppo di industriali veneti, il Centro di cultura di Palazzo Grassi, col fine di promuovere iniziative di carattere culturale, e da questo momento il palazzo è diventato sede di esposizioni di rilevanza internazionale che richiamano appassionati e studiosi da tutto il mondo. Nel 1984, quando il palazzo è diventato proprietà della società Palazzo Grassi del gruppo Fiat, nuovi restauri sono stati progettati e diretti dagli architetti Gae Aulenti e Antonio Foscari che hanno risanato ogni parte della struttura, consolidati i materiali, rimodernati gli impianti e accentuato le caratteristiche che testimoniano l’uso dell’edificio. Dopo questi restauri, il palazzo del Massari ci appare come perfetta sintesi tra rigidità strutturale e funzionalità espositiva, permettendo ad un grande pubblico una perfetta fruibilità di quegli stessi spazi che, originariamente, erano stati pensati come vere e proprie testimonianze del ruolo e del destino di quella famiglia di geniali mercanti che era riuscita, con caparbietà e orgoglio, ad affermarsi nell’olimpo delle grandi stirpi veneziane.
Nel 2005, l'imprenditore francese François Pinault decise di acquistare Palazzo Grassi per potere esporre al suo interno la ricca collezione privata di opere d'arte contemporanee e moderne di sua proprietà. A tal fine decise di affidare al celebre architetto giapponese Tadao Ando le opere di rinnovo e rimodernizzazione della struttura.
L'architetto decise subito di mantenere intatti, durante tutto l'arco dei suoi lavori, i punti di riferimento architettonici della struttura, garantendo così il principio di reversibilità sul suo operato: le cimase riprendono lo stile delle pareti create da Aulenti. L'unica differenza fra le due soluzioni architettoniche, sta nel fatto che Ando decide di raddrizzarle, conferendo al palazzo un aspetto neutro, quasi monacale, che a detta dello stesso artista, «vorrebbe rifarsi ad un'opera di Donald Judd». Le scale vengono rivestite da un semplice marmorino bianco; a differenza dei pavimenti, per i quali l'artista giapponese ha deciso di optare per del linoleum grigio, che ricopre gli antichi marmi intarsiati. Il ripristino di alcuni pregiati marmi e stucchi originali, è stato affidato alle mani sapienti di alcuni artigiani locali, custodi delle antiche tecniche della Serenissima. L'impianto d'illuminazione è costituito da 1800 faretti orientabili e regolabili fissati a travi d'acciaio cave che ospitano anche gli apparecchi di videosorveglianza, i rilevatori di presenza e le luci di emergenza, è stato così possibile evitare di danneggiare i preziosi soffitti. Le finestre affacciate sul Canal Grande sono state impreziosite con delle veneziane interne, la vetrata è stata provvista di un velario che regala al cortile una luce chiara, sobria e sensuale. Anche l'entrata e la biglietteria hanno subito delle modifiche: la prima è stata ampliata sostanzialmente, mentre la seconda è stata posizionata sotto le colonne dell'atrio.
La Fondazione François Pinault è una delle cinque collezioni d'arte moderna e contemporanea più grandi del mondo che trova luogo a Venezia in Palazzo Grassi e, dal 2009, anche nella sede di Punta della Dogana; è essenzialmente costituita da pitture, sculture, fotografie e video appartenenti ai movimenti artistici dell'Arte Povera, del Minimalismo, del Post-minimalismo e della Pop Art con opere di artisti fra i più importanti a livello internazionale quali: Mark Rothko, Piero Manzoni, Donald Judd, Damien Hirst, Maurizio Cattelan, Andy Warhol, Jeff Koons, Lucio Fontana e molti altri. La terza tappa del grande progetto culturale di François Pinault a Venezia vede inoltre nel 2013 il recupero del Teatrino Grassi, sempre ad opera di Tadao Ando.Con una superficie di 1000 metri quadri, il Teatrino è dotato di un auditorium con una capacità di 225 posti, completo di foyer e di aree tecniche (camerini, sala regia, cabina per la traduzione simultanea), inoltre è dotato delle migliori condizioni tecnologiche,in particolare acustiche. Il Teatrino, affiancato a Palazzo Grassi, diventerà luogo ideale per incontri con gli artisti, conferenze, letture, concerti, performance e proiezioni di film d’artista.
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