Palazzo Giovanelli
La fabbrica, che la fantasia ottocentesca aveva attribuito nientemeno che all'architetto Filippo Calendario (il progettista di Palazzo Ducale), ha comunque subito molteplici ristrutturazioni nei secoli (praticamente fu quasi ricostruito nel 1847-48 dall'architetto Giovanni Battista Meduna), fino al pieno Novecento. Tali ristrutturazioni si evidenziano soprattutto nel lato dell'edificio rivolto al rio di Santa Fosca dove sono visibili varie contaminazioni, evidenziate dalla mescolanza di aperture in stile gotico, tardorinascimentale, settecentesco e neogotico. Gli interni, realizzati dal Meduna nello stesso periodo del restauro della Ca' d'Oro, si presentano ispirati all'imperante gusto neogotico del tempo che si è espresso soprattutto nell'atrio e nello scalone a ottagono. Bellissimi i saloni interni con soffitti a cassettoni, stucchi, camini marmorei, nei quali un tempo si poteva ammirare una ricchissima raccolta d'oggetti d'arte tra i quali anche La tempesta; di Giorgione e il Ritratto dell'Inglese; di Tiziano. L'edificio, che era stato donato nel 1538 dalla Serenissima a Francesco Maria della Rovere, duca di Urbino, venne quindi in possesso, non è ben chiaro quando e perché, di Giovanni Battista Donà, detto Tamburin, membro di una delle più importanti famiglie veneziane (che aveva dato ben tre dogi alla Repubblica) e da questi, in cambio dell'estinzione di debiti, ai Giovannelli. Questi ultimi erano originari del Bergamasco e s'erano arricchiti in Ungheria grazie allo sfruttamento di miniere. S'erano comprati il titolo nobiliare nel 1668 elargendo l'enorme somma di 100.000 ducati alla Serenissima, impegnata in durissima e costosissima guerra contro i turchi. Dieci anni dopo anche l'imperatore concedeva loro il titolo di conti del Sacro Romano Impero e, nell'Ottocento, durante la dominazione austriaca vennero insigniti anche del titolo di principi dell'impero austriaco.