Palazzo Fontana Rezzonico
La pianta interna è molto particolare perché, dal tradizionale portego al piano terreno, si accede a numerose piccole stanze (ricordiamo che i proprietari erano introitanti mercanti e quindi uffici e depositi erano essenziali) e alle due scale simmetriche, di destra e di sinistra, che disobbligano i due piani nobili superiori. Gli interni erano, secondo la testimonianza di Gianjacopo Fontana autore di una guida dal titolo Venezia monumentale. I palazzi della metà dell’Ottocento, riccamente decorati con travi a vista alla sansoviniana, addobbi, arazzi, porte di legno di noce con figure in bronzo, ma di tutto ciò, nonostante l’edificio sia in buone condizioni, ben poco rimane. Nel piccolo cortile di destra sono rimaste, invece, alcune antiche e pregevoli colonne di marmo greco.
I Fontana erano membri di una ricca famiglia piacentina, trasferitisi a Venezia attorno al 1549 per meglio dirigere i propri affari. Avevano acquistato un terreno con un modesto caseggiato in quest’area della parrocchia di San Felice che Giovanni Fontana fece abbattere per poter costruire la sua nuova e opulenta dimora. Alla fine del XVII secolo l’edificio venne interamente affittato ai Rezzonico che Io mantennero fino a quando non si trasferirono nel loro nuovo imponente palazzo di San Barnaba. Tra queste mura, al primo piano, nacque nel 1693 Cari Rezzonico che sarà eletto papa nel 1757 col nome di Clemente XIII. Con la caduta della Repubblica i Fontana furono costretti a vendere il palazzo e nel 1800 divenne proprietario il banchiere tedesco Johann Conrad Reck (lo pagò sok 40.000 lire del tempo) che, sensibile all’arte, cercò di mantenerlo nel migliore dei modi, finanziando anche nuovi decori, quali gli affreschi commissionati al pittore Carlo Bevilacqua (dei quali però non resta più alcuna traccia).