Danieli
La stirpe antichissima dei Dandolo (una delle cosiddette “case vecchie” tradizionalmente chiamate “apostoliche” perché sarebbero state le dodici che elessero il primo doge nel 697) si faceva discendere da una famiglia ancora più antica, gli Ipati o Dauli, anche se il termine Ipato non era un cognome bensì un’onorificenza bizantina. La casata era più che illustre già prima che il suo più famoso rappresentante, Enrico, venisse eletto doge il 21 giugno 1192 e diventasse il leggendario condottiero della IV Crociata e della conquista di Costantinopoli. Oltre ad Enrico essa diede altri tre dogi alla Serenissima, ovvero Andrea, Francesco e Giovanni, ebbe dodici Procuratori di San Marco, un patriarca di Grado e una nipote del doge Enrico divenne regina di Serbia.
Giuseppe Dal Niel, detto Danieli, acquistò l’edificio nel 1822 è subito decise di trasformarlo in quello che oggi è uno tra i più lussuosi alberghi di Venezia. Fu eseguito, all’interno, un importante restauro di cui fu artefice l’architetto Tranquillo Orsi e che dette all’ambiente un’impronta, per così dire, neomedievale: entrando si rimane stupiti per la magnificenza dell’atrio a tutta altezza attraversato dallo splendido scalone dorato che, con le gallerie dagli archi moreschi e le colonnine di sapore orientaleggiante, ci comunica l’atmosfera di un tempo ormai passato, quando Venezia, dolce e decadente, era la meta più ambita di un turismo internazionale.
Moltissimi, come si può immaginare, gli ospiti illustri che sono scesi al Danieli: Georg Sand e Alfred de Musset, Marcel Proust, Honoré de Balzac e quasi tutti i regnanti europei. La moderna dipendenza che sorge a sinistra dell’albergo, venne costruita nel 1948 sulla scia di feroci polemiche, poiché nell’area sussisteva il divieto di costruire alcunché che superasse un solo piano da quando, nel 1102, vi era stato assassinato il doge Vitale Michiel.