Maestoso edificio, realizzato fra il 1582 e il 1590 su progetto attribuito ad Alessandro Vittoria; esso rappresenta il passaggio dalla piena classicità a un acerbo barocco. La facciata presenta la tradizionale divisione a trittico, sottolineata nei tre piani da lesene con belle trifore su colonnine binate al centro; ma le finestre dell'alto pianterreno a bugnato liscio hanno sinuose incorniciature e i timpani delle edicole che incorniciano i tre portali d'ingresso (così come le finestre dei piani superiori) sono spezzati ad accogliere motivi ornamentali. Due grandi stemmi marmorei sono collocati tra le monofore del piano nobile. Il palazzo, che oggi è sede della Giunta della Regione Veneto,
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Il palazzo si distingue per quei due corpi di fabbrica in pietra d'Istria, con le pareti interne curvate verso l'ingresso d'acqua (formato da tre arcate), con balaustra superiore a creare due anomale terrazze. Questi interventi vengono realizzati alla fine del Settecento e addossati all'edifico già presente che risale, invece al XVII secolo, quando venne costruito sui resti di una fabbrica gotica preesistente. Sulla destra si apre un grande giardino al quale ci si immette attraverso un arco d'ingresso che venne realizzato solo verso la metà dell'Ottocento; quest'area in precedenza era occupata da un altro edificio: Palazzo Paradiso
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Tipica costruzione classica cinquecentesca, di belle proporzioni, con semplici finestre ad arco, accostate al centro dei piani superiori a formare delle quadrifore e collegate orizzontalmente da fasce marmoree. Alla fine dell'800 divenne sede della Compagnia Venezia e Murano, produttrice di vetri e mosaici, che lo destinò a propria sede, diede luogo ad una ristrutturazione e fece ricoprire la facciata con mosaici, eseguiti su cartoni del pittore Giulio Carlini (1826-87). Questi rappresentano, a sinistra, l'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V nello studio di Tiziano e, a destra, Enrico III di Francia accompagnato dal doge Alvise Mocenigo in
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Palazzina cinquecentesca ristrutturata, con bifore sulla sinistra, ora Hotel Marconi. Gli edifici che si susseguono su questa riva, detta del Vin,
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Stranamente rivolto col suo lato minore sul Canal Grande, mentre la facciata principale prospetta sul rio di San Polo, questo imponente palazzo venne iniziato nel 1568-1569 su disegno di Bernardino Contin, per conto della famiglia Barbarigo. L'edificio, che venne eretto sull'area di due altre preesistenti fabbriche di proprietà Barbarigo, si caratterizza per la grandissima terrazza (ben 14 per 24 metri) che fino a non molti decenni fa era strutturata come un bellissimo giardino pensile.
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Ad un attento osservatore non può certo sfuggire il fatto, molto singolare, che tutti gli elementi architettonici del prospetto barocco di questo bel palazzo sul Canal Grande appaiono come deformati, sistemati secondo un ordine che esula dalle tradizionali tipologie veneziane. Sembra quasi che il grande architetto Baldassarre Longhena, che lo costruì intorno alla metà del Seicento, si sia voluto cimentare in una sorta di sperimentazione che ha il sorprendente effetto di scompaginare la percezione che di solito si ha di un edificio, quasi seguendo i primi passi di un percorso di stupefacente innovazione.
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L’edificio fu eretto della famiglia patrizia dei Bernardo, aggregata al Patriziato in epoca antica e confermata nella Serrata del Maggior Consiglio, famiglia la quale donò alla città numerosi altri palazzi, come palazzo Bernardo a San Polo.
Presso palazzo Bernardo di Canal Grande fu ospitato nel 1442 il Duca di Milano, Francesco Sforza, in visita a Venezia. Nell'Ottocento il palazzo, in più momenti, cambiò proprietario per finire infine, per lascito testamentario, a Pietro Naratovich (1882), noto editore del tempo, che vi installò i torchi della sua tipografia. Fu l'inizio di varie manomissioni deturpanti e del frazionamento della proprietà che portò alla creazione di accessi diversi. Nel 1948 il secondo piano fu acquistato da Francesco Da Lisca che si incaricaò di un sapiente restauro. E’ ora di proprietà della famiglia Degli Azzoni Avogadro.
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Il palazzo fu fatto costruire alla metà del '500 dalla famiglia Bernardo su progetto dell'architetto Vittoria. In origine la facciata principale dell'edificio, interamente affrescata, era quella posta di lato, davanti al giardino situato ove oggi sorge Ca' Rezzonico. In seguito alla costruzione di questo palazzo gli antenati degli attuali proprietari, poco meno di due secoli fa, crearono un nuovo
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Costruzione seicentesca, risultato della ristrutturazione di un più antico edificio, ha la facciata aperta al centro da due pentafore ad arco che insistono su un bel portale d'ingresso a serliana. Sul retro, sulla lunetta del portale gotico, si può osservare uno scudo in pietra d'Istria del XV secolo, al centro del quale è stata infissa una bomba austriaca scagliata durante l'assedio a Venezia del 1848-49; nel cortile è visibile un antichissimo lacerto di muro merlato e due patere.
Edificio della fine del XVII secolo, ricostruito nel 1956 ad opera dell'architetto Angelo Scattolin. L'anonima facciata è caratterizzata da serliane centrali, affiancate da semplici aperture rettangolari. La struttura è quella tipica veneziana, con un piano terreno aperto da un grande portale d'acqua, due piani nobili, un mezzanino sottotetto.
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Questo palazzo prospetta una elegante facciata in puro stile post-palladiano, eretta cioè secondo i dettami del neoclassicismo che largo esito ebbero nella Venezia della prima metà del Settecento. Il palazzo in realtà era già esistente almeno fin dalla fine del XV secolo ma la sua ricostruzione (per la quale è stato avanzato il nome di Giorgio Massari) databile al 1720-1740 lo modificò fin dalle fondamenta. Ai suoi modi si avvicinerebbero le allungate finestre e l'elegante bugnato del pianterreno. La compostezza dell'insieme e il motivo a riquadrature rientranti tra le finestre sembrano preannunciare l'avvento dello stile neoclassico.
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Posto alla confluenza del rio della Rioda, il palazzo, databile verso la metà del XVI secolo, dispiega sul Canal Grande una facciata resa asimmetrica da un'aggiunta a sinistra e ciononostante ben definita dal gioco delle aperture che si addensano attorno all'asse principale, costituito dal portone d'ingresso e dalla soprastante serliana affiancata da monofore. Allungati modiglioni sorreggono i davanzali delle finestre, centinate e con rilevate chiavi d'arco quelle del piano nobile, rettangolari le altre. Fu fatto costruire dalla famiglia Coccina, passato poi in altre mani e infine a Tommaso Giunta di origine fiorentina il quale,
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Si tratta di due edifici adiacenti di epoche diverse. Palazzo Corfù (quello a destra) è edificio quattrocentesco tardogotico, assai simile al vicino palazzo Loredan dell'Ambasciatore, ha facciata tripartita con ricche quadrifore al centro. Fu rimaneggiato internamente nel XVII secolo probabilmente ad opera di Francesco Smeraldi, seguace palladiano che aveva portato a termine la facciata di San Pietro di Castello. Palazzo degli Scrigni (a sinistra) è opera del 1609 di Vincenzo Scamozzi e risente dei vincoli imposti all'architetto dalle
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Si tratta di due edifici adiacenti di origine cinquecentesca, ristrutturati il secolo successivo. Di diversa altezza, presentano entrambi la polifora della sala al piano nobile spostata verso il lato interno. Questo doppio basso palazzetto fatto costruire dalla famiglia Contarini non è ben chiaro quando e perché passò poi alla famiglia Michiel.
I Michiel erano di originari di Roma, di cognome facevano Frangipane, e si stabilizzarono in laguna attorno al IX-X secolo.
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Interessante costruzione del primo Rinascimento veneziano (fine del XV secolo) per il cui progetto sono stati fatti i nomi di Mauro Codussi, Pietro Lombardo, Giovanni Antonio Buora. Davvero unica appare la sapiente mescolanza di forme bizantine e motivi di decoro ispirati al classico che conferisce a quest'opera architettonica un'aura, al contempo, di severità e di grazia, molto ammirata anche dal famoso John Ruskin. La bella facciata,
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Edificio della seconda metà del XVI secolo che conserva l'eleganza e la leggerezza della prima rinascenza.
I Corner, o Cornaro, erano una delle quattro antichissime famiglie «evangeliche» che stanno alla base stessa della fondazione di Venezia. Essa influenzò non poco la vita della Repubblica e legò il suo nome a molti dei più maestosi palazzi del Canal Grande.
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Trattasi di edificio settecentesco, frutto di rielaborazione eseguita da un allievo dell'architetto Andrea Tirali di una precedente fabbrica cinquecentesca già posseduta da Orazio Correggio, quando questa famiglia, originaria di Bergamo e impegnata nella fabbrica e nel commercio di cinture (le corregge) e altri prodotti di pelle, si comprò la nobiltà e entrò a far parte del Maggior Consiglio, pagando l'enorme somma di 100.000 ducati (1646). Il palazzo presenta una facciata lineare ed elegante, anche se non troppo appariscente; il pianoterra è a bugne, con una riva d'acqua centrale, sopra tre piani con semplici finestre
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Bell'esemplare di costruzione archiacuta quattrocentesca, in stile gotico fiorito, con portali gemini e quadrifore centrali. Le finestre del primo piano sono più tozze e denunciano una fattura più arcaica, più snelle quelle del piano superiore. L'ampia facciata mostra lo schema classico del palazzo veneziano, con il portego al centro, evidenziato dalle polifore e i tinelli ai lati, messi in evidenza dalle classiche coppie di monofore. I piani nobili sono due, il secondo di maggior prestigio rispetto al primo, così come due sono le rive d'acqua gemelle.
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Sobrio edificio seicentesco, piuttosto rimaneggiato. La facciata principale sul Canal Grande si caratterizza per la presenza di due rive d'acqua gemelle (prova di un uso bifamiliare dell'edificio) e per le quadrifore sovrapposte del primo e del secondo piano leggermente spostate sulla destra (forse per rispettare la preesistente pianta gotica). Molto gradevole è il portale d'accesso che immette in una piccola corte scoperta, con a destra una piccola vera da pozzo, delimitata da un bel porticato a colonne.
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Venne eretto nel 1526-1528 sull'area di un'antica loggia dei mercanti e fu così chiamato perché divenne sede di una importante magistratura con l'incarico di provvedere alle finanze dello Stato. I magistrati, appunto i "Camerlenghi", ne usavano il primo piano, mentre il piano terra era adibito a prigione per debitori insolventi. Fu il grande doge Andrea Gritti, uomo illuminato e mecenate il cui nome ancora spicca su un'iscrizione commemorativa posta sulla facciata, a dare avvio ai lavori quasi contemporanei sia del ponte (che prima era in legno e levatoio nel mezzo per permettere il passaggio ai navigli con alte alberature e al bucintoro), che di questo edificio.
"Decima" fu l'imposta reale a carico dei cittadini di Venezia e degli abitanti residenti nei territori metropolitani della Serenissima. Questo era il luogo dove i magistrati addetti alle finanze, i "Dieci Savi alle Decime", esercitavano la loro attività. Il lungo e stretto edificio porticato, il cui lato corto, (sole quattro arcate)
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Piccolo edificio con trifora centinata sulla sinistra; ristrutturazione di una preesistente casa gotica, della quale si notano ancora le sagome delle finestre archiacute al secondo piano.
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Edificio della fine del XVI secolo dalla facciata abbastanza anonima con l'importante eccezione di una bella pentafora veneto-bizantina al secondo piano, riquadrata da cornice marmorea con patere e icone. I Donà sono famiglia antichissima, di origine romana, tuttora esistente. Venne annoverata fra le "nuove" benché fosse tra quelle che fondarono la nuova Venezia sulle isole di Rialto agli inizi del IX secolo e fosse inclusa nel Libro d'Oro al tempo della Serrata. Nel XIII secolo si divise nei rami principali dei Donà dalle Tresse (le fasce sullo stemma gentilizio) e Donà dalle Rose.
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Grande edifico del XVII secolo, eretto utilizzando sicuramente strutture più antiche. Lo denuncia l'inconsueta distribuzione delle aperture della facciata, dove le finestre dei vari piani si raggruppano in numero decrescente, dalla quadrifora di destra alla monofora all'estremità sinistra.
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Antica casa-fondaco, risalente alla metà del Duecento. Viene detto "de la Madoneta" (o con grafia italiana "della Madonnetta") per via di un fregio in facciata, collocato tra le due finestre dell'ammezzato, in stile donatelliano (ma è ottocentesco), che rappresenta la Vergine col Putto. Palazzo Donà della Madonnetta viene considerato da alcuni come il palazzo più antico che si affaccia sul Canal Grande, anche se altri sostengono che sia Ca' da Mosto. Nel 1290 il palazzo risultava essere di proprietà degli eredi di Angelo Signolo e confinava a destra con uno spazio vuoto e a sinistra col Palazzo Emo.
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Piccolo edificio, concluso da abbaino, che segna una fase di transizione dell'architettura gotica veneziana tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo. Al centro del piano nobile si apre una bella quadrifora ad archi inflessi e balcone sporgente, affiancata da monofore. Il pianoterra e il mezzanino hanno subito rimaneggiamenti in epoche successive. Alla sua sinistra si trova il giardino di un distrutto palazzo dei Contarini. Della famiglia Duodo si hanno notizie fin dall'anno Mille e molti capitani le diedero lustro attraverso i secoli.
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Si tratta di un piccolo ma elegante edificio, realizzato verso la fine del Seicento e attribuito dalla critica all'architetto Andrea Tirali. È uno dei primi edifici stilisticamente di rilievo che si incontra partendo col vaporetto da Piazzale Roma. Si nota immediatamente per quell'elemento centrale molto vistoso composto da una base a bugnato e da un'ampia trifora sovrastante, incorniciata da colonne e lesene sulle quali poggia il grandioso timpano triangolare.
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L'edificio si eleva sulla riva destra del Canal Grande, poco dopo la mole imponente della neoclassica chiesa di San Simeon Piccolo. Presenta una bella facciata rosea, oggi perfettamente restaurata, caratterizzata da una loggia molto ampia al primo piano che copre quasi tutto lo spazio del prospetto (i suoi fori sono cinque, con alte colonne, chiusi da archi sagomati interrotti in chiave da teste e con
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Eretto nella seconda metà del XVII secolo, questo modesto edificio sostituisce una costruzione XVI secolo, che è visibile in diverse incisioni ed era stata forse progettata da Mauro Codussi. Il nuovo edificio fu costruito su un terreno edificabile irregolare e si sviluppa intorno ad un cortile. Il fronte è decisamente asimmetrico, caratterizzato da una serliana al primo piano, sottesa da un frontone triangolare che occupa il settore di destra in asse con il portone d'ingresso, e da una sequenza di finestre con frontoncino curvo poste a distanza regolare sul lato sinistro. Sono solo praticamente questi gli unici elementi decorativi del
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Grande edificio neogotico, irrigidito in una perfetta simmetria. Fu costruito dall'architetto Tricomi Mattei nel 1892, come residenza veneziana della famiglia Genovese demolendo il secondo chiostro gotico dell'abbazia di San Gregorio. La sua ingombrante volumetria ha rotto l'equilibrio di questa parte del Canale, oscurando in parte la vista della chiesa della Salute. La facciata principale, quella che prospetta sul Canal Grande è di chiarissima ispirazione gotico-veneziana, con richiami inequivocabili al Palazzo Ducale e a Palazzo Franchetti.
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